Il villaggio

*Ma quanto parla questo qui? Gli si è srotolata la lingua?*

Pensò sarcasticamente Jyu, notando che il nuovo venuto cercava di rispondere nella maniera più esauriente possibile alle domande che la ragazza gli rivolgeva: probabilmente aveva intuito che non era un tipetto molto socievole e comprensivo, per cui onde evitare inutili liti e screzi si dava da fare per mantenerle buono l’animo.

Rimase a fissarlo guardingo, le braccia conserte e un’espressione non esattamente amichevole sul volto. Quando Zuri chiese -con i suoi soliti modi delicati tanto quanto un serpente marino in mezzo ad una flotta di navi- di fornire al giovane gli avanzi della cena, egli ebbe per un momento l’impulso di catapultarglieli direttamente addosso sfruttando il dominio.

*Chissà che bella scenetta verrebbe fuori!*

Fortunatamente però l’ospite inatteso declinò l’offerta, vantandosi della sua presunta resistenza alla fame appresa grazie all’addestramento militare. Ma il bello doveva ancora venire: la giovane gli chiese esplicitamente il motivo per cui lui si trovasse lì ad allenarsi, dato che a quanto pareva la sua città di residenza disponeva di più che eccellenti palestre.

La sua risposta trasudava spocchia da ogni poro -non a caso dunque egli era anch’esso figlio di un pezzo grosso dell’esercito: doveva essere una questione quasi genetica-. Stando a lui, i veri addestramenti potevano essere eseguiti faccia a faccia con il pericolo, rifiutando le relative comodità fornite dai luoghi di esercizio canonici.

*Dovrebbe riparlarne dopo aver dato una sistemata alle talpe scavatrici che vivono vicino alla mia città.*

Finito di dire la sua, egli avanzò l’offerta di potersi aggregare alla comitiva, che in tal modo saliva al numero di tre effettivi: un estenuante viaggio verso casa si era trasformato a quel punto in un pericoloso girovagare in terre a lui nemiche. Quella non era decisamente la sua giornata fortunata.

Rammentandosi il caratterino della donna, evitò di aprire bocca per commentare, lasciando a questo punto che fosse lei a decidere: un pazzo sanguinario in più a cui badare oramai a quel punto faceva poca differenza.

Più fissava quello strano tizio, e più giurava a se stesso di averlo già perlomeno incontrato di sfuggita da qualche altra parte: la sua fisionomia, oramai abbastanza evidente grazie ai raggi luminosi del fuoco, non gli era del tutto sconosciuta, anche se era evidente che la sua non era una faccia di quelle che ricordava.

Eppure, v’era qualche cosa in quell’uomo che gli ricordava un tizio che aveva già incontrato: era uno alquanto strambo, che sulla nave ove si erano ritrovati a viaggiare -anch’esso, infatti, si era imbarcato sul medesimo traghetto con cui lui e Fenix si erano diretti al villaggio della palude- si travestiva perennemente da donna; qualche marinaio vi era perfino caduto e gli aveva fatto delle avance piuttosto spinte.

*Colpa sua se si vestiva in maniera ambigua: la prossima volta si regolerà di conseguenza.*

Ad ogni modo, i gusti del tipo non lo riguardavano minimamente: gli era sufficiente il fatto che non tentasse di spacciarsi per una persona dell’altro sesso pure in quest’occasione. Probabilmente la ragazza, permalosa come pareva essere, l’avrebbe presa tutt’altro che bene e in tal caso per lui vi sarebbero stati solo guai.

A quel punto, quando oramai Jyu si stava decidendo a dire la sua, ecco che la donna fece come sempre di testa sua: sfoderato il pugnale, disse qualche frase di incoraggiamento, affermando di volersi allenare un po’ e a quel punto attaccò Kazuhiko!

*Eh?! Ma che accidenti?…*

Per fortuna il tizio era più sveglio di quanto non dimostrasse: la sua rapidità gli fu sufficiente per evitare fastidiosi tagli da parte di Zuri. Rassegnatosi al fatto che i due non avrebbero smesso molto presto, sospirò e, messosi a sedere su una sopra di sedile creato lì per lì, commentò con tono piatto:

«Cercate di non tagliuzzarvi troppo: le bestiole che abitano questi luoghi sono ghiotte di sangue fresco.»

La serata, se fino a pochi minuti fa si presentava come insopportabilmente noiosa -fare da guida ad una ragazzina viziata ed isterica non era esattamente un toccasana per il fegato di chiunque- adesso era decisamente scaduta a livelli ancora più infimi, decretando la fine dell’attenzione vigile del ragazzo.

Lo scontro, per metà vero e metà taroccato, tra una giovane dominatrice del fuoco con manie omicide, ed un tizio alquanto strambo e forse anche un po’ ambiguo, lo interessava tanto quanto il rituale d’accoppiamento di due mosche. Avrebbe provato molto più interesse nel sorbirsi uno dei soporiferi racconti di guerra degli oramai ottuagenari ex soldati della sua città.

*Se si andrà avanti così, lo scontro avrà una vittima: me, ucciso dalla noia.*

Dato che la situazione non lo riguardava, decise di concentrarsi su un’attività decisamente più attraente in quel momento: una sana dormita. L’indomani, ammesso e non concesso che Zuri non cambiasse idea, si sarebbero dovuti mettere in cammino di buon’ora per percorrere un pezzo di strada accettabile.

Alzatosi, con qualche pedata qua e là rese meno accidentato e più soffice una certa porzione di terreno; a qual punto vi si stese sopra, mormorò qualche cosa che pareva una buona notte e si assopì, troppo stanco per pensare ad altri complotti.